26/8/2016 – Obbligo di etichettatura di origine per la carne di coniglio
BOLOGNA – Inserire, nella normativa europea, l’obbligo di etichettatura di origine per la carne di coniglio, oltre a quello di allevamento e macellazione.
Lo chiede la Cia dell’Emilia Romagna che denuncia una grave situazione di crisi nel settore cunicolo che nella sola Emilia Romagna, con una ventina di allevatori, produce circa 35 mila capi alla settimana. “Questa obbligatorietà nell’etichettatura, peraltro già prevista per le altre carni fresche (suine, bovine, ovicaprine, pollame) dall’Ue – sollecita Antonio Dosi, presidente della Cia Emilia Romagna – è necessaria per valorizzare le carni della nostra regione e italiane. Serve un marchio del Dicastero agricolo per valorizzare questo comparto che genera una qualità superiore rispetto ad altre nazioni produttrici, oltre a sostenere la filiera con campagne promozionali alla stregua di altri prodotti’ made in Italy’. Adesso – prosegue Dosi – il settore sta attraversando un periodo di crisi gravissima con il prezzo di vendita che negli ultimi 8 mesi è stato di 1,52 euro al chilogrammo, con costi produttivi che vanno da 1,75 a 1,85”.
Nonostante le ripetute richieste degli allevatori e dei consumatori, prosegue la Cia, la carne di coniglio resta ancora esclusa da un sistema di etichettatura trasparente consentendo così a referenze estere di entrare in modo anonimo nei circuiti distributivi italiani. In tutta la Penisola vengono prodotti mediamente 500mila conigli a settimana che vengono trasformati in 25 stabilimenti produttivi.
“Anche questa è una nota dolente del settore – dice ancora Dosi – ovvero la difficoltà della filiera di aggregare il prodotto: la Spagna, ad esempio, ha 3 stabilimenti produttivi e la Francia ne ha 4. Quest’ultima nazione sta esportando in Italia molti capi con prezzi tenuti volutamente bassi. Sostiene infatti le quotazioni entro i confini ed esporta l’eccedenza con prezzi bassi, applicando di fatto il dumping. Inoltre sono 9 settimane che a Verona, dove si riunisce periodicamente la Commissione unica nazionale settore conigli (Cun, ovvero l’organismo nazionale che stabilisce il prezzo dei conigli, ndr), non viene raggiunta una quotazione tra allevatori e trasformatori. In questo modo, siccome il prezzo è molto al di sotto del costo di produzione , gli allevatori non accettano la proposte di prezzo e la carne viene venduta in un mercato che si ‘auroregola’ con cifre irrisorie”.
Infine la Cia segnala ripetute prese di posizione da parte di alcune sigle animaliste che vorrebbero annoverare il coniglio tra gli animali da compagnia, contribuendo a confondere i consumatori a rendere ancora più difficile la sopravvivenza di un settore che fornisce invece carni bianche a basso impatto ambientale”.
Il settore cunicolo in Emilia Romagna ed in Italia
- 35.000 conigli allevati a settimana in Emilia Romagna
- 500.000 conigli a settimana allevati a livello nazionale
- 10.000 addetti e un fatturato di oltre 350 milioni di euro in tutta Italia
- Servono 79 giorni per ingrassare un coniglio (un peso che a maturazione che va da da. 2,450 a 2,700 chilogrammi). La Francia macella a 68 giorni.
- Per produrre un chilo di carne occorrono 4 chilogrammi di mangime al costo medio di 27 euro a quintale.
- Una fattrice genera in un anno circa 50 coniglietti