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Gru e cicogne sostano a Crevalcore tra vigneti e seminativi

agroambiente

Claudio Ferri

CREVALCORE (Bologna) – L’esperienza di Piero Cetrullo, dell’azienda agricola Valletta, ha preso il via nei primi anni Novanta. A Crevalcore, nel bolognese, Cetrullo dispone di 140 ettari, 80 dei quali coltivati a seminativi e vigneto (6 ettari di pignoletto) mentre la rimanente parte è stata rinaturalizzata con boschi, siepi, macchia-radura e aree vallive.

All’inizio del suo percorso l’investimento in superfici è stato di 13 ettari di zona umida con il primo regolamento che prevedeva la possibilità di ricorrere al set-aside con altre forme, come ad esempio i pioppeti.

“L’impegno era decennale – spiega – poi, quando è uscito il regolamento comunitario 2078 del 1992 (che in sintesi prevedeva metodi di produzione agricola compatibili con le esigenze di protezione dell’ambiente e con la cura dello spazio naturale, ndr) ho realizzato il secondo lago-prato umido di 9 ettari e i primi 3 a macchia-radura di circa 1,5 ettari ciascuno, per una durata ventennale. Il lago di 13 ettari l’ho poi ‘transitato’ nel 2078. Nello stesso momento – prosegue Cetrullo – ho investito 2 ettari con le disposizioni contenute nel regolamento 2080 scaduti da circa 3 anni, quello che ha dato vita al regime comunitario di aiuti alle misure forestali nel settore agricolo. Contemporaneamente, è stata istituita la Zps (Zona di protezione speciale) su tutta l’azienda e ho avviato l’Azienda faunistico venatoria”. 

L’attività creata con questa diversificazione aziendale, tra pochi anni arriverà al terzo rinnovo. Il percorso di rinaturalizzazione è proseguito con la creazione di un altro prato umido di 4,5 ettari a cui ha fatto seguito il completamento di una serie di interventi macchia-radura che attraversano da est a ovest tutta l’azienda, per un totale di 8 ettari. 

L’esperienza di Piero Cetrullo che tra zone umide e boschi ha creato un habitat ricco di avifauna 

“Parallelamente a queste iniziative – prosegue Cetrullo -, ho aderito fin dall’inizio del ‘2078’ all’attuale impegno 10.1.09 con creazione e conservazione di siepi, maceri, boschetti, piantate, filari alberati ed alberi isolati, rinnovato in questi giorni per altri 10 anni e per circa 6 ettari, utilizzando, in parte, le ‘tare’ aziendali. Più recentemente, nel 2019, ho messo a dimora gli ultimi 2,6 ettari di macchia-radura e, al momento, ho tutti i programmi ventennali rinnovati con scadenze nel 2036 e 2037”.

Le conclusioni che trae Cetrullo sono positive, sia sul profilo economico, sia su quello ambientale che ha determinato la sosta e la nidificazione di molti esemplari di avifauna come l’oca selvatica, il raro mignattaio, ma anche spatole, gru in sosta, fenicotteri, rapaci come falco di palude e poiane, gheppio, airone rosso ed anche cicogne.

“C’è tanta soddisfazione per quello che vedo ora – commenta infine Cetrullo –, sia per l’habitat che si è formato, con un conseguente ripopolamento di specie selvatiche, ma anche per l’integrazione del reddito che deriva dalla gestione dell’azienda faunistica venatoria e dai premi comunitari per gli interventi ambientali.

agroambiente, aree rinaturalizzate

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