“L’agricoltura ha sete e siamo preoccupati”
Il presidente di Cia – Agricoltori Italiani dell’Emilia Romagna segnala una situazione critica nelle campagne per la mancanza delle piogge
“ Questa siccità impone l’apertura della stagione irrigua anche per le piante da frutto che ora sono in fase di allegagione, uno dei momenti più importanti per lo sviluppo del futuro del raccolto”
“L’agricoltura ha sete e siamo preoccupati”. Queste le parole di Cristiano Fini, presidente della Cia Emilia Romagna, che evidenzia le attuali condizioni climatiche caratterizzate da una forte scarsità di precipitazioni e temperature decisamente superiori alle medie del periodo. Una situazione che sta creando seri problemi all’agricoltura. “Questa siccità – dice ancora Fini – impone l’apertura della stagione irrigua anche per le piante da frutto che ora sono in fase di allegagione, uno dei momenti più importanti per lo sviluppo del futuro raccolto”. Poche le piogge invernali e conseguente abbassamento dei fiumi emiliano romagnoli e dei bacini idrici. Basti pensare che il Po non era mai stato così secco in questo periodo e si sta pian piano avvicinando alla secca dei record, quella del 2006, quando il tratto cremonese del Grande Fiume aveva toccato i sette metri e 77 centimetri sotto lo zero idrometrico. L’attuale scenario apparirebbe addirittura peggiore rispetto alla grande siccità del 2017, che aveva pur provocato danni per l’ammontare di ben due miliardi.
“La preoccupazione degli agricoltori – dice ancora Fini – è aggravata dal fatto che le alte temperature, inusuali per questo periodo dell’anno, stanno provocando un considerevole aumento dell’evapotraspirazione delle piante. A questo si aggiunge, poi, un impegno straordinario del sistema delle bonifiche per garantire l’approvvigionamento idrico da parte delle aziende agricole per limitare i danni che la siccità sta causando alle colture in campo e quelle prossime alle alla semina o al trapianto”. Questo vorrà dire anche un forte incremento dei costi elettrici del sistema irriguo che inevitabilmente ricadrà sui portafogli delle stesse aziende che già stanno pagando il prezzo degli effetti dei mutamenti climatici.
“È necessario – conclude Fini – che il governo valuti provvedimenti straordinari volti a ridurre l’incidenza del prezzo dell’energia elettrica ai consorzi di bonifica che si sono tempestivamente attivati per garantire la salvaguardia del patrimonio produttivo delle aziende agricole emiliano romagnole”.