Legge sul biologico approvata in Senato, Cia: “avanti per Italia protagonista”
ROMA – Dopo anni d’attesa, è stata approvata il 20 maggio dal Senato la Legge italiana sull’agricoltura biologica, uno strumento normativo fondamentale per supportare la transizione agroecologica e permettere di allineare l’Italia agli obiettivi ambiziosi del green deal europeo e delle strategie Farm to Fork e Biodiversità 2030, che puntano a triplicare la superficie coltivata a biologico e a ridurre del 50% l’uso di pesticidi e antibiotici e del 20% quello dei fertilizzanti entro il 2030.
Soddisfatte Cia-Agricoltori Italiani e Anabio, la sua associazione per la promozione del biologico, del passaggio definitivo in Senato della norma “Disposizioni per la tutela, lo sviluppo e la competitività della produzione agricola, agroalimentare e dell’acquacoltura con metodo biologico”, di cui ora si attende iter rapido e risolutivo anche alla Camera.
“L’Italia – scrivono in una nota – può dirsi più vicina a un ruolo da protagonista nel settore su scala globale, forte di una leadership ampiamente riconosciuta a livello Ue e internazionale, in termini di produzione, superfici, consumi e valore dell’export”.
Per Cia e Anabio, l’attuale testo può considerarsi coerente con la nuova legislazione comunitaria di riferimento e costituisce, quindi, la forma più avanzata per consentire al biologico italiano di produrre valore per il Paese, di recepire le esigenze dei cittadini, di essere coerente con le diverse strategie Ue. Al tempo stesso, la legge sul bio di cui ora può disporre il settore, garantisce equilibrio e, quindi, rispetto anche per le altre forme di agricoltura praticate in Italia. “
Ora che l’Italia riapre – continuano Cia e Anabio -, facendo i conti con le pesanti ripercussioni della pandemia sull’economia del Paese, una legge nazionale di sistema specifica per il biologico, settore non salvo dalle gravi perdite per il Covid, può rappresentare un’opportunità cruciale per esplorare e capitalizzare tutte le potenzialità produttive del comparto, quanto a difesa dell’ambiente e legame con i territori di produzione, salubrità e tutela dei diritti sociali”.
Il disegno, infatti, contiene misure importanti per favorire l’ulteriore crescita di un settore che conta 2 milioni di ettari coltivati, impegna 80.000 operatori e vale 3,5 miliardi di euro.
“Nello specifico precisano Cia e Anabio -, faranno bene allo sviluppo del bio, sotto il profilo economico e ambientale, i biodistretti e tutti gli strumenti di aggregazione, in primis Oi e Op, oltre all’istituzione di un marchio biologico italiano. Avere una legge nazionale sul bio, vuol dire poter contare concretamente su un pilastro fondamentale per la costruzione del suo futuro agricolo come indicato dal green deal Ue che vede proprio nel biologico uno dei driver principali per la transizione del sistema agroalimentare verso la sostenibilità”.