Sottoscritto un protocollo d’intesa con Unionbirrai per una filiera 100% local
Cristian Calestani
Fare sistema per difendere le attività brassicole artigianali, creando un legame diretto fra birrifici indipendenti e aziende agricole per la produzione di specialità fortemente legate al territorio.
Cibus, oltre 60mila visitatori per 3mila espositori ad inizio maggio alle Fiere di Parma, è stata l’occasione per siglare un protocollo d’intesa tra Cia-Agricoltori Italiani e Unionbirrai che dà il via a una collaborazione sinergica tra i due protagonisti di questo comparto giovane e dinamico, l’agricoltore e il mastro birraio, per dotarli degli strumenti necessari a svilupparsi.
Alla firma del protocollo, da parte del dimissionario presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino e del direttore generale di Unionbirrai, Vittorio Ferraris, hanno partecipato anche il presidente di Cia Parma, Simone Basili ed il presidente di Agia-Giovani di Cia Parma, Alessandro Spaggiari.
A Cibus 2022 Cia ha dato spazio al comparto brassicolo
Già dal 2015 al 2022 le imprese produttrici di birra artigianale sono arrivate a 1.253 unità (+93%), con un incremento di occupati pari al 31%. Protagonisti di questa crescita, i birrifici agricoli (21% del settore), che rispetto agli artigianali garantiscono una percentuale di produzione di orzo in proprio.
Per favorire questo trend è, dunque, importante incentivare, tanto a livello di imprese come di istituzioni, lo sviluppo di filiere locali, che offrano opportunità a tutti gli attori del processo produttivo, fino a interessare l’intero tessuto socio-economico.
Con la globalizzazione, il settore brassicolo è molto cambiato e tutti i marchi storici del Made in Italy nati nell’800 sono stati, pian piano, acquisiti da grandi gruppi internazionali. A partire dalla seconda metà degli anni ’90, il comparto ha saputo, però, rinnovarsi, sia negli assetti produttivi sia negli stili di consumo, grazie alla nascita dei birrifici artigianali.
Se questa produzione è ancora giovane rispetto a Germania e Belgio ed è stato naturale, all’inizio, l’approvvigionamento estero di materia prima, ora si assiste ad una maturazione qualitativa e si punta a un processo di marcata caratterizzazione territoriale.
Questo rappresenta un’opportunità anche per le aziende agricole che possono coltivare cereali (orzo distico, frumento, luppolo, farro e sorgo) destinati alla maltazione, valorizzandoli rispetto agli abituali mercati delle commodity agricole.
Il luppolo, soprattutto, potrebbe trarre beneficio dallo sviluppo della filiera e superare le criticità importanti che riguardano una coltura ancora di nicchia, perché ad elevato investimento iniziale.
Per chi produce birra c’è, invece, il vantaggio di rendere ancor più unico il prodotto realizzato, non solo perché artigianale, ma anche perché basato sul legame prodotto-territorio.