REGGIO EMILIA

COMUNICATI STAMPA REGGIO EMILIA

“Attenta all’ambiente, innovativa e giovane: è reggiana la miglior impresa d’Italia”

“Sostenibilità ambientale, innovazione tecnologica e conduzione giovanile”: la miglior impresa italiana è la reggiana Carlini che si è aggiudicata la medaglia d’oro del Premio nazionale ‘L’agricoltura è giovane’ a Fieragricola di Verona, evento di portata internazionale per il settore. La cerimonia si è tenuta presso la Sala Salieri al PalaExpo

Il concorso premiava “giovani con idee in grado di coniugare innovazione tecnologica 4.0, sostenibilità ambientale e competenza tecnica e reinterpretare i concetti di fertilità e produttività, trainando l’agricoltura italiana verso gli obiettivi del nuovo millennio”. E l’azienda Carlini si è aggiudicata il primo posto in Italia sbaragliando l’agguerrita concorrenza.

“È un grande orgoglio aver conquistato questo riconoscimento che ripaga di tanto studio, fatica e passione messi in campo quotidianamente negli anni – le prime parole della co-titolare Valeria Villani, vicepresidente di CIA Reggio -. Quando ho iniziato a introdurre nell’azienda cerealicola di famiglia le innovazioni tecnologiche tipiche dell’agricoltura 4.0, all’esterno mi vedevano come una giovane che non sapeva bene quello che faceva in un mondo ancorato ai tradizionali sistemi di lavoro. In più sono una donna, laureata in Economia con un master in Marketing e commercializzazione dell’agroalimentare: nel settore ero considerata una ‘aliena’. Eppure, insieme alla mia famiglia che non smetterò mai di ringraziare, ci ho creduto con tanta forza e determinazione: i risultati stanno arrivando. E il settore, nel frattempo, ha iniziato un percorso che va nella stessa direzione. Ma la strada è lunga. D’altra parte, secondo le stime di Cia, oggi ancora il 50% delle aziende agricole non ha familiarità con l’Agritech e, su oltre 12 milioni di ettari di Sau (Superficie Agricola Utilizzata), solo il 4% è perfettamente tecnologica”.

L’azienda Carlini ha letteralmente rivoluzionato le caratteristiche tradizionali dell’impresa arrivando ad applicare sui 450 ettari dislocati in vari comuni reggiani le migliori tecnologie disponibili sul mercato internazionale: trattori ‘intelligenti’ comandati a distanza da impianti satellitari internazionali grazie all’uso di mappe dei terreni e al controllo con Gps. Ha quindi aderito alla piattaforma ‘Climate Fieldview’: il sistema di digital farming più utilizzato al mondo che offre approfondimenti personalizzati, basati su dati, a supporto degli agricoltori per elevare al massimo il potenziale di rendimento, migliorare l’efficienza e gestire il rischio. Ha anche introdotto le migliori tecniche innovative di rateo variabile e sta sperimentando sul campo lo strip-till tramite il segnale di massima precisione RTK.

“L’obiettivo – sottolinea l’imprenditrice – era quello di far fare all’azienda un salto di qualità per quanto riguarda la sostenibilità ambientale, produttiva ed economica. E, anche se l’innovazione aziendale è un processo in continuo avanzamento, già oggi possiamo affermare che i risultati sono stati pienamente raggiunti. Il premio nazionale di oggi è il coronamento di un sogno”.

“Le miei più sincere congratulazioni a Valeria per l’importante riconoscimento che premia il lavoro e la ricerca che durano da anni – conclude il presidente CIA Reggio, Lorenzo Catellani -. Lei è l’emblema di quello che sarà il futuro imprenditore agricolo italiano. L’Europa, con il Green Deal, chiede di trasformare più rapidamente i metodi di produzione e utilizzare sempre di più le nuove tecnologie, per ottenere migliori risultati ambientali, aumentare la resilienza climatica, ottimizzare l’uso dei fattori produttivi. Ma questo, naturalmente, deve essere corrispondente alla sostenibilità economica, senza la quale non vi può essere impresa”.

Le motivazioni della giuria di esperti

“Donna, agricoltrice, contoterzista, innovativa e digitale. Utilizza lo strumento digitale per promuovere tecniche sostenibili di concimazione presso svariate aziende agricole (grazie all’attività di contoterzista) promuovendo la transizione ecologica e digitale non solo della sua azienda ma di un intero territorio. Sta applicando alla lettera il concetto di precision farming attraverso l’analisi dei dati provenienti dagli appezzamenti. Dati che poi grazie alla tecnologia digitale su cui ha investito ritornano in campo con delle decisioni mirate appezzamento per appezzamento, cercando il massimo delle rese utilizzando i giusti quantitativi in base alle reali necessità”.

Guerra in Ucraina, pesanti conseguenze per l’agricoltura reggiana

“La guerra in Ucraina sta sconvolgendo quotazioni e mercati e l’economia agricola rischia il cortocircuito, perché le imprese si trovano a lavorare in perdita, con prezzi che non riescono più a coprire i costi di produzione, tra il +500% delle bollette energetiche, il carburante alle stelle e i mezzi tecnici praticamente triplicati. Ma l’agricoltura non si può fermare, è un settore strategico perché garantisce il cibo, le aziende devono essere messe nelle condizioni di poter continuare a lavorare”. Parole di Lorenzo Catellani, presidente CIA Reggio, che interviene su un conflitto che sta arrecando gravi conseguenze anche all’agricoltura del nostro territorio. Lo abbiamo intervistato per approfondire le tematiche.

Come è la situazione per il settore?
“Molto difficile. Il grave contesto internazionale sta provocando serie conseguenze per l’intera agricoltura reggiana, in particolare per cereali, Lambrusco, Parmigiano Reggiano e suinicoltura”.
Partiamo dai cereali. La prima “emergenza” da affrontare, a detta di molti, è quella dell’approvvigionamento di grano e mais…

“C’è grande preoccupazione, soprattutto per quello che riguarda il mais. La guerra ha spezzato la catena degli approvvigionamenti, causando una reazione a catena di alcuni Paesi europei che hanno deciso lo stop dell’export. Noi siamo rimasti all’improvviso senza materie prime. Il nostro Paese è infatti autosufficiente per circa il 50%, quando dieci anni fa la percentuale si attestava sull’80%: è evidente che si è così fortemente esposti alle dinamiche e alle crisi internazionali. Non dimentichiamo che l’Ucraina ai vertici della classifica dei Paesi che esportano mais in Italia. Situazione differente per il grano: la preoccupazione non riguarda l’approvvigionamento ma la forte speculazione sui prezzi…”.
A cosa è dovuto questo ingente calo di produzione Italiana del mais?
“Essenzialmente al drastico calo della redditività che ha costretto tante aziende a chiudere o, nel migliore dei casi, a cambiare il proprio core business. Per invertire la tendenza servirebbe un prezzo minimo garantito a livello statale per contrastare la grande volatilità delle quotazioni”.
Quali sono invece i problemi per il Lambrusco?
“La Russia e l’Ucraina erano Paesi molto interessati al nostro vino. I governi vedevano di buon occhio l’introduzione di un prodotto a bassa gradazione alcolica che andava a sostituirsi ai loro superalcolici. Era diventato un mercato molto interessante per il nostro export. Ora è tutto bloccato…”.
E per quanto riguarda il Parmigiano Reggiano?
“Il re dei formaggi sta soffrendo moltissimo il vertiginoso aumento dei costi di produzione. Rispetto all’anno scorso, produrre un quintale di latte costa 15 euro in più (aumento del 40%) a causa del netto incremento dell’alimentazione per le bovine, aggravato dalla siccità. E naturalmente l’import dalla Russia è fermo”.
Problemi si stanno avendo anche in altri comparti?
“La suinicoltura, già in crisi da mesi a causa della peste suina e dalla mancata valorizzazione delle carni, sta subendo gravi contraccolpi: tante aziende stanno riducendo gli allevamenti, quelle che erano più in difficoltà stanno chiudendo”.
I cittadini troveranno rincari sugli scaffali?
“L’intera filiera sta cercando di contenere gli aumenti. Non può naturalmente farsi carico in toto e quindi un minimo di ritorno sullo scaffale ci sarà. Ma il consumatore ha un grande potere: evitare le speculazioni avvicinandosi sempre più al produttore tramite la vendita diretta, i mercati del contadino e le filiere garantite”.

Il nuovo presidente è Lorenzo Catellani

Lorenzo Catellani è il nuovo presidente di Cia Reggio. E’ l’esito della VIII Assemblea Elettiva dell’associazione di agricoltori che si è tenuta al Centro Malaguzzi davanti a una folta platea composta da soci imprenditori e autorità tra cui i deputati Antonella Incerti e Andrea Rossi, l’assessore regionale Alessio Mammi, la consigliera regionale Roberta Mori, l’assessore comunale Carlotta Bonvicini.

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Danni da cinghiali, attivare il piano di controllo nell’area della Pietra di Bismantova

Cia Reggio ha scritto una lettera in cui chiede di attivare il “Piano di controllo cinghiali nella zona della Pietra di Bismantova”: destinatari sono il presidente del Parzo nazionale Appennino Tosco-Emiliano, l’Ufficio servizio territoriale agricoltura-caccia-pesca di Reggio, il presidente Atc4 Montagna.

“La scrivente organizzazione agricola forma la presente per conto dei propri associati aventi la sede delle proprie aziende agricole in prossimità della Pietra di Bismantova – scrive Francesco Zambonini, responsabile provonciale Attività venatorie -. L’area della pietra di Bismantova è stata inclusa all’interno del Parco Nazionale Appenino Tosco-Emiliano. I terreni confinanti con tale perimetrazione, coltivati a foraggiere, utilizzate ai fini zootecnici per l’alimentazione del bestiame idoneo alla produzione di latte per essere trasformato in Parmigiano Reggiano; sono oggetto di danni causati da ungulati in particolare cinghiali. L’area ricadente all’interno del parco Nazionale è di fatto territorio dove gli ungulati trovano rifugio. Ma questa così si rischia di avere i terreni completamente danneggiati nella prossima primavera e quindi non poter raccogliere le produzioni. Per queste ragioni, Cia chiede urgentemente al Parco nazionale di attivare un piano di controllo al cinghiale nel territorio della zona della Pietra di Bismantova ricadente nell’area del Parco”.

“Il mercato contadino è il perfetto punto di incontro tra imprenditori agricoli e cittadini”

“Il mercato contadino di Piazza Fontanesi è il perfetto punto di incontro tra gli imprenditori agricoli del territorio che mettono in vendita i prodotti della terra e i cittadini che cercano convenienza e qualità”. Parole di Antenore Cervi (presidente Cia Reggio) che interviene sull’ormai tradizionale appuntamento del sabato in città che è dovuto rimanere fermo sabato 14 a causa del Dpcm ed è ripreso il sabato successivo con immediato grandissimo riscontro.

“Siamo molto soddisfatti per l’attesa decisione del Comune di ridare subito il via libera al Mercato dove si possono acquistare prodotti biologici e a km 0 – spiega Cervi -. D’altronde, è dalla scorsa primavera lo spazio nel cuore della città è regolamentato da un ‘piano ad hoc’ che prevede transenne per gli ingressi e le uscite, distanziamento tra i banchi e le persone, misure per scongiurare gli assembramenti, volontari che vigilano sul rispetto delle norme. Ma non solo. Sono infatti gli stessi espositori i primi controllori: è nel loro interesse che la situazione sia perfettamente garantita dal punto di vista sanitario. E possiamo tranquillamente affermare che il mercato del sabato in Piazza Fontanesi è sicuro per il rispetto delle norme anti Covid e una garanzia per la qualità dei prodotti. La sua chiusura sarebbe un disastro per tutti coloro che, pur nelle difficoltà che stiamo tutti vivendo da mesi, continuano a lavorare senza sosta per produrre prodotti freschi e di qualità. E i nostri uffici Cia non li lasciano soli, assicurando loro tutti i servizi di cui necessitano”.

“Frutta, verdura, latte e carne sono assolutamente garantiti dal lavoro e dai sacrifici dei nostri produttori e allevatori – prosegue il presidente Cia Reggio -. I cittadini possono darci il loro fondamentale aiuto comprando acquistando prodotti locali, dop e igp nei mercatini e direttamente nelle aziende i prodotti locali: solo così possiamo andare avanti, in questa emergenza infinita che stiamo vivendo. Mercatini e vendita diretta sono infatti anche un importante argine contro chi vuole speculare sugli scaffali allargando ulteriormente la forbice dei prezzi dal campo alla tavola”.

Nella scorsa primavera, il mancato svolgimento dei mercatini “aveva messo in ginocchio tanti imprenditori agricoli: non riuscivano a trovare sbocchi sul mercato che risentiva fortemente per la chiusura di bar e ristoranti. Ora la situazione non è così pesante ma dobbiamo assolutamente mantenere alta la guardia con l’utilizzo dei dispositivi di protezione, il rispetto del distanziamento sociale, il lavaggio frequentemente delle mani. È fondamentale avere tutti un forte senso di responsabilità per non tornare alla situazione di totale lockdown che abbiamo vissuto nei mesi scorsi”.

Uva Fogarina in cerca della Dop, presto l’avvio della richiesta

Luca Soliani

GUALTIERI (Reggio Emilia) – Custode ufficiale del vitigno di uva Fogarina. È il riconoscimento assegnato dalla Provincia ad Arianna Alberici, viticoltrice e vicepresidente di Cia Reggio Emilia, che con l’azienda agricola di famiglia sta portando avanti la valorizzazione di questa varietà rossa autoctona dell’Emilia, così definita per la sua capacità di mettere ‘fuoco e vigore’ a vitigni di meno carattere. Dopo anni di ingiusto oblio, il vitigno sta ora riscontrando sempre più successo e le istituzioni sono al lavoro per arrivare alla Dop.

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Parmigiano Reggiano, è allarme prezzi: servono misure urgenti

E’ allarme prezzi per il Parmigiano Reggiano negli ultimi 4 mesi (-20%), con la pandemia che ha accentuato un trend negativo cominciato già nel 2019. Il crollo ha aggravato una situazione pesantemente compromessa, determinando una discesa dei listini del 40% da novembre dello scorso anno a oggi. Così Cia-Agricoltori Italiani, che sottolinea il rischio per la sostenibilità economica di produttori e allevatori, con quotazioni all’origine che non consentono nemmeno di coprire i costi di produzione.

Oltre al danno congiunturale dell’emergenza Covid, che ha congelato gli sbocchi commerciali dell’Horeca e depresso l’export, si aggiunge un problema strutturale di squilibrio fra domanda e offerta, causato da politiche di programmazione che necessitano una urgente revisione.

Per contrastare la crisi, Cia chiede, pertanto, al Consorzio del Parmigiano una forte azione di contrasto alla crisi in atto, sia nella pianificazione che nell’acquisizione di nuovi mercati. Cia sta lavorando con gli uffici competenti affinché vengano utilizzate tutte le risorse pubbliche rese disponibili dai decreti Liquidità e Rilancio, come i fondi emergenziali per le filiere in crisi e quello per gli indigenti, per poter ritirare il prodotto in eccedenza e alleggerire l’esubero dell’offerta.

Per Cia è necessaria una nuova visione prospettiva del mercato che tuteli la sostenibilità economica degli allevatori, compromessa dal crollo del valore all’ingrosso del noto formaggio Dop. Servono, dunque, strumenti di filiera e di pianificazione produttiva che garantiscano livelli remunerativi adeguati ai produttori, oltre a soluzioni rapide ed efficaci nel caso si verifichino crisi analoghe a quella in corso.

Ases-Cia Reggio, donati due quintali di alimenti alla mensa Caritas

Parmigiano Reggiano, farina, vino, frutta e verdura. Sono i prodotti raccolti tra gli imprenditori agricoli del territorio e donati oggi da ‘Ases-Cia Reggio’ alla mensa Caritas
della città per sostenere chi si trova in difficoltà, un’iniziativa che si inserisce nella campagna #agricoltorisolidali nata in questo momento di emergenza causata dal Covid-
19. Alla consegna erano presenti Ivan Bertolini (ex presidente di ‘Cia Reggio’ e ora membro nazionale di Ases, l’organizzazione no-profit di riferimento di Cia che si occupa di
cooperazione allo sviluppo), Antenore Cervi (presidente Cia Reggio), Giorgio Davoli (Anp-Cia Reggio) ed Elisa Nicoli (responsabile Punto d’Ascolto Caritas).
“In una fase estremamente difficile come quella che stiamo tutti vivendo, è molto importante aiutare gli ultimi non solo nei Paesi dove normalmente Ases opera con progetti
di cooperazione internazionale ma anche nelle nostre città dove sono in vertiginoso aumento le persone in difficoltà economica, sociale e psicologica”, spiega Bertolini. La
pandemia dovuta al Coronavirus e il conseguente lockdown “hanno fatto infatti emergere nuove povertà e hanno acuito le difficoltà per tutti coloro che già vivevano sulla soglia della
indigenza. Se dal punto di vista sanitario si comincia a vedere la luce in fondo al tunnel, altrettanto non si può dire per la situazione economica. Le previsioni, anche per quello che
riguarda il territorio reggiano, preoccupano notevolmente. Basti pensare che un recente monitoraggio su 101 centri diocesani di Caritas Italiana certifica il raddoppio delle persone
che per la prima volta si rivolgono ai Centri di ascolto e ai servizi rispetto al periodo di pre-emergenza Covid. E la nostra città non è certo immune da questa dilagante situazione”.
“Il numero dei nuovi poveri è aumentato ed è destinato a continuare a crescere anche sul nostro territorio a causa della perdita di posti di lavoro e di remunerazioni sempre più
basse – sottolinea Cervi -. Si registra un drammatico incremento di persone preoccupate perché non sanno a chi chiedere aiuto: sono alla disperata ricerca di beni di prima
necessità e cibo, non riescono a pagare le bollette delle utenze domestiche così come gli affitti, non sanno come sfamare i figli e si vergognano di trovarsi, per la prima volta, in
difficoltà”.
Dinanzi a questa realtà, che non si risolverà con l’uscita dalla crisi sanitaria e che rischia di mettere a rischio la coesione sociale, Ases ha voluto donare oltre 200 chili di derrate
alimentari alla mensa di via Adua della Caritas che, da sempre, sostiene le persone più fragili. Non sarà una iniziativa singola: il progetto è infatti quello di consegnare
regolarmente alla mensa di solidarietà i prodotti della terra considerati in eccedenza o con lievi difetti.
“Un grande ringraziamento per le donazioni – le parole di Elisa Nicoli -, per noi sono davvero preziose perché ci permettono di continuare ad aiutare le famiglie indigenti e le
persone in difficoltà. Grazie di cuore da parte della Caritas”.
“Poiché l’accesso al cibo per una persona o una famiglia non può essere considerato un aspetto secondario – conclude Bertolini -, l’auspicio è quello che, una volta spente le luci
sull’emergenza post-Covid, la solidarietà non venga meno ma rimanga un punto fermo nell’agire e nelle scelte del quotidiano. Non siano i poveri, gli ultimi, gli emarginati e gli
indifesi a pagare il prezzo più alto della crisi».

“In ginocchio la zootecnia reggiana, in pericolo le eccellenze del territorio”

“Le eccellenze del nostro territorio sono minacciate da una pesante crisi che si estende da mesi e che ora è aggravata dall’emergenza Coronavirus. In ginocchio le oltre 1600 aziende agricole reggiane che lavorano per le dop, per le eccellenze riconosciute a livello planetario: allevano i suini per il Prosciutto di Parma e le vacche da latte per il Parmigiano Reggiano. La Regione ha compreso il pericolo e si è subito mobilitata: ora tocca al Governo fare tutto il possibile per mettere in campo congrui aiuti, prima che sia troppo tardi. E sollecito con forza anche i Consorzi a fare la loro parte”. Antenore Cervi, presidente di Cia Reggio Emilia, richiama l’attenzione delle istituzioni sulle gravi difficoltà della zootecnia nostrana, un settore trainante ma che ora rischia di vedere il fallimento di decine di imprese.

 

Cervi inizia la sua analisi dal settore suinicolo: “Le quotazioni dei suini da gennaio a oggi hanno subito cali di oltre un terzo. Un cedimento verticale. Gli allevatori lavorano ‘in perdita’ e sono al limite della sussistenza. Negli allevamenti all’ingrasso c’è chi sta sospendendo il ritiro dei suinetti, qualcuno ha fermato la fecondazione delle scrofe”. Il crollo è dovuto a ciò che definisce “il collo di bottiglia dei prosciutti” che, non trovando una collocazione sul mercato, “rallenta l’intera filiera. Per quanto riguarda la carne fresca, i consumi sono rimasti stabili e le quotazioni sufficienti. Ma non è così per i prosciutti”.

Perché i prosciuttifici sono in difficoltà? Cervi spiega: “Le cosce rimangono ferme negli stabilimenti, non c’è sufficiente ricambio negli spazi di stagionatura, e si tratta comunque di prodotti acquistati un anno fa a prezzi sicuramente più alti degli attuali. La situazione viene subita ancor più dai consumatori che non hanno visto calare il prezzo nei negozi, mentre gli allevatori sono costretti a svendere i suini nelle stalle”. Servono provvedimenti di filiera: “Sono anni che diciamo che il prosciutto va programmato fin dall’allevamento e non solo nei prosciuttifici: va valorizzata tutta la carne del suino nato e allevato in Italia secondo il Disciplinare. I nostri ripetuti appelli sono stati ignorati: ora si vedono i risultati”.

Cervi chiede che siano al più presto disponibili i provvedimenti che nel ‘decreto Rinascita’ prevedono 250 milioni di euro per gli indigenti: “Almeno 50 milioni di questi vadano alla suinicoltura”. Ritiene poi fondamentale “cambiare le regole per poter esportare anche in Cina, come fanno già tanti altri Paesi dell’Ue”. Quindi domanda di riservare per gli allevatori in crisi di liquidità, una parte “dei 450 milioni destinati alle filiere in difficoltà”. Invoca infine “un patto tra allevatori e consumatori: i primi si impegnino a continuare a produrre carne a prezzo contenuto, i secondi ad acquistare prodotti italiani”.

 

Ma non solo suinicoltura. Anche il Parmigiano Reggiano “subisce una crisi iniziata nello scorso autunno e che ora sta raggiungendo abissi pericolosi. Gli allevatori sono messi in estrema difficoltà dalle quotazioni del ’12 mesi’ che sfiorano i costi di produzione”. I consumatori hanno continuato ad acquistare il ‘Re dei Formaggi a ‘prezzi normali’ sugli scaffali, mentre i produttori “hanno visto crollare i margini. Le cause sono diverse. Tra queste, sicuramente c’è l’aumento della produzione di forme. Chiediamo di prevedere urgentemente le misure nazionali come per il settore della suinicoltura. E per attivare questi interventi, il Consorzio deve cambiare radicalmente rotta e mettere mano a una programmazione adeguata con strumenti di filiera equi ed efficaci”.

“Emergenza Covid-19, campagne invase da pedoni e ciclisti”

Campi, frutteti e vitigni invasi da chi esce di nascosto da casa e non vuole incappare nei controlli ‘anti-coronavirus’: rischi per l’incolumità di cittadini e agricoltori”. A lanciare l’allarme è Antenore Cervi, presidente Cia Reggio, che ha raccolto le segnalazioni di tantissimi agricoltori preoccupati ed esasperati per il continuo viavai di pedoni e ciclisti.

“La situazione riguarda l’intero territorio reggiano – entra nel dettaglio -: dalla zona ceramiche alla Val d’Enza, dalla montagna alla Bassa ma anche e soprattutto nei territori limitrofi al centro abitato di Reggio. Sempre più persone insofferenti all’isolamento – e forse anche perché le istituzioni nazionali la scorsa settimana hanno fatto passare un messaggio sbagliato di ‘allentamento delle indicazioni anti-contagio’ -, hanno deciso di uscire di casa. Ma, visto che parchi e giardini pubblici reggiani sono ancora off limit, in tanti si sono riversati nei campi privati: terreni appena seminati, frutteti e vigneti dove però gli agricoltori in questo periodo sono al lavoro con i trattori e i prodotti per i trattamenti. I divieti e i cartelli vengono ignorati. Eppure i rischi per l’incolumità sono palesi ma, evidentemente, non per tutti…”.

Cervi sottolinea infatti che “non sempre è sufficiente far notare alle persone sorprese in giro che i campi sono proprietà privata, che è difficile vedere dai grossi mezzi le presenze tra i filari, che talvolta i trattamenti usati possono essere pericolosi nell’immediato se respirati. In alcuni casi si è arrivati a diverbi, fino alle minacce. La tensione generale è elevata e basta davvero poco per accendere le micce”.

“Se è vero che nelle vie della città e dei paesi ci sono troppe persone in giro – prosegue il presidente Cia Reggio -, posso tranquillamente affermare che la situazione è ancora peggiore nelle campagne: vengono considerate la miglior soluzione per uscire all’aria aperta e sfuggire ai controlli delle forze dell’ordine”.

Cervi rivela che “non ci sono solo quelli che va a passeggio o a fare jogging. Sono stati trovati ad esempio tanti ciclisti che hanno ‘scambiato’ le grandi e piccole carraie come piste da mountain bike. I campi arati o seminati vengono usati come perfetto allenamento per fare fitness. Non mancano neppure i centauri con le moto da cross. Addirittura, un nostro agricoltore ha sorpreso un giovane che tentava di usare un board elettrico. Siamo ormai alla follia e temiamo che in questo fine settimana pasquale la situazione peggiori ulteriormente”.

Il presidente Cia Reggio lancia dunque un appello a forze dell’ordine e sindaci: “Va benissimo controllare le vie della città e dei paesi, ma sono necessari analoghe verifiche anche nelle aree rurali per evitare incidenti, litigi e problemi vari. I campi sono le nostre aziende dove ogni giorno lavoriamo per garantire la produzione di cibo e assicurare la presenza di alimenti sani e freschi sugli scaffali: chiediamo comprensione e rispetto da parte di tutti”.

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