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Herbert Dorfmann incontra gli imprenditori agricoli di Ferrara

FERRARA, 10 gennaio 2020 – Cosa farà l’Europa per sostenere le aziende agricole colpite dalla crisi e quale direzione prenderà l’agricoltura italiana con l’entrata in vigore della nuova Politica Agricola Comune? Domande cruciali per il settore, tanto che Agrinsieme Ferrara – Il coordinamento di Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari che unisce il 60% delle aziende agricole ferraresi e vale il 70% delle giornate lavorate – ha invitato a Ferrara Herbert Dorfmann, deputato al Parlamento Europeo e membro della Commissione Agricoltura, per attivare con lui una discussione sulla nuova Pac, e sulla disponibilità di fondi a sostegno delle aziende colpite dalla cimice asiatica.

In apertura Stefano Calderoni, coordinatore di Agrinsieme Ferrara, ha spiegato quali sono le priorità del settore agricolo. “A Ferrara, nel 2019, abbiamo perso oltre il 50% della produzione pericola e circa 300mila giornate di lavoro – ha detto Calderoni-. In questo contesto catastrofico, la nostra priorità è avere più risorse per fronteggiare i danni da cimice, perché gli 80 milioni messi a disposizione del Governo italiano non bastano e sono quasi “offensivi”. Altrettando importante è trovare un sostituto al Clorpirifos-metile, un principio attivo che è stato bandito ed era l’unica molecola a dare qualche risultato di contenimento per la cimice. Naturalmente sarà fondamentale che non diminuiscano le risorse per la nuova Pac e che si mantenga l’autonomia delle Regioni nella gestione dei Psr, perché in una situazione produttiva e di mercato così grave, una riduzione dei fondi sarebbe un disastro assoluto.

In risposta alle richieste di una platea attenta e numerosa, Herbert Dorfmann ha spiegato quali sono gli interventi a breve e a lungo termine per risolvere alcuni dei problemi fitosanitari che affliggono Italia ed Europa e come sarà strutturata la nuova Pac.

“La mancata autorizzazione di molte molecole, tra le quali il Clorpirifos-metile, è il risultato di un dibattito più ampio e molto attuale sulla necessità di ridurre le emissioni di anidride carbonica, i cambiamenti climatici e il ruolo del settore agricolo, che spesso viene colpevolizzato perché sembra che sia il responsabile di tutte le sostanze chimiche emesse nell’atmosfera. In realtà il settore primario deve certo impegnarsi per ridurre le emissioni, ma occorre guardare le cose da una prospettiva scientifica perché l’agricoltura emette solo il 10% della CO2, contro il 56% del traffico. Per risolvere i gravi problemi fitosanitari – continua Dorfmann – bisogna sicuramente impegnarsi perché si possano utilizzare le molecole che servono per salvaguardare le produzioni e soprattutto fare pressione perché la lista dei residui consentiti non sia così stringente da rendere inutile l’autorizzazione stessa.

Il sistema di protezione delle piante deve essere garantito e bisogna lavorare anche sul miglioramento genetico, per avere piante più resistenti. In questo senso c’è una buona notizia, che porterà risultati anche per il contenimento della cimice a medio-lungo termine: il fondo per ricerca scientifica in agricoltura, l’attuale Horizon 2020, passerà da 4 a 9 miliardi. Questo significa che si saranno più risorse anche per trovare soluzioni definitive per la cimice. Per le aziende colpite, che naturalmente hanno bisogno di una soluzione a breve termine, stiamo cercando di ottenere l’accesso al fondo che gestisce le crisi di mercato, dove ci sono 400 milioni di euro. Non sarà facile, perché questa è una crisi fitosanitaria, ma credo che valga la pena provarci in tutti i modi. Poi, naturalmente, continuerà il sostegno al sistema di gestione del rischio, con fondi mutualistici e assicurazioni agevolate, che consentiranno alle aziende di proteggere sempre meglio e in maniera più capillare le loro produzioni”.

Dorfmann ha poi spiegato quali sono i temi più importanti della Pac in discussione, sui quali occorrerà trovare un ampio accordo in Commissione.

“L’attuale programmazione delle risorse Pac finirà nel 2020 e probabilmente sarà seguita da un anno di transizione, durante il quale continuerà ad essere in vigore l’attuale Politica e si decideranno il budget e le regole fino al 2027. Sono sostanzialmente tre i grandi nodi da sciogliere a partire dal ruolo delle Regioni nella gestione dei Psr, perché l’Unione Europea vorrebbe che i fondi fossero “centralizzati”, dando così più potere gestionale ai governi a livello centrale. Noi ci stiamo battendo, insieme ad altri stati, perché le regioni, che conoscono meglio i loro territori, continuino a mantenere la loro autonomia nella gestione dei contributi.

Poi – continua Dorfmann – è fondamentale che nella nuova Pac ci siano regole più stringenti nell’assegnazione delle risorse, che dovrebbero andare a chi lavora attivamente la terra. In questi anni ci sono state molte speculazioni, in particolari in paesi dell’Est, dove fondi di investimento acquisivano grandi estensioni di terreno e accedevano ai contributi europei, pur non svolgendo, di fatto, attività agricola. Un’anomalia che crediamo sarà risolta, dando più valore al ruolo di “agricoltore attivo”. Un altro punto cruciale della nuova Pac sarà l’impegno ambientale e il superamento del greening, che non ha dato i risultati attesi. Verrà chiesto alle aziende di mantenere una “quota verde” e potranno scegliere tra una serie di opzioni che ogni Stato deciderà, in base alle sue peculiarità, quindi non sarà più decisa direttamente in Europa”.

 

 

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