L’agricoltura in piazza: torna la festa del Primo Maggio con Cia Romagna a Santarcangelo
Domenica mattina apertura con l’imponente corteo dei trattori, poi musica, animazione, mercato contadino e ligaza in piazza Ganganelli
Domenica 1° maggio a Santarcangelo di Romagna, dopo due edizioni sospese a causa della pandemia, torna finalmente l’Agricoltura in piazza, la tradizionale iniziativa promossa da Cia Romagna per celebrare la Festa del Lavoro.
La mattina, alle 9.30 circa, la manifestazione si aprirà con l‘imponente corteo dei mezzi agricoli da piazza Gramsci, lungo via Garibaldi, via Mazzini e ritorno. I mezzi agricoli resteranno poi in mostra, facendo ammirare al pubblico esemplari d’epoca e giganti moderni.
Alle 11.30 in piazza Ganganelli il saluto del presidente di Cia Romagna Danilo Misirocchi, del vicepresidente Lorenzo Falcioni e della sindaca Alice Parma.
La piazza principale di Santarcangelo sarà il cuore della manifestazione, ospitando sin dal mattino il mercato agricolo con gli stand dei produttori locali e i sapori della nostra terra, animazione e giochi con il ludobus Scombussolo, musica con Sergio Casabianca e i cantastorie, e le lunghe tavolate per condividere la ligaza a pranzo. La festa proseguirà poi anche nel pomeriggio con musica e animazione a cura della Pro Loco.
“Ripartiamo dalla tradizione per costruire un futuro che sarà molto diverso da quello che immaginavamo fino a pochi anni fa – commenta Danilo Misirocchi -. Cia Romagna c’è, e il nostro percorso è ancora più valido in un momento come questo, in cui la rappresentanza e i corpi intermedi stanno confermando tutta la loro importanza non solo per tutelare e far crescere i propri associati, ma anche per lo sviluppo del territorio e della comunità locale”.
“Siamo felici di tornare a festeggiare il Primo Maggio Cia a Santarcangelo – afferma Lorenzo Falcioni -, è una manifestazione che ha decenni di storia. Quest’anno portare gli agricoltori in piazza per festeggiare il lavoro rappresenta il tentativo di un ritorno alla normalità, seppur in un momento così difficile e complicato che, fra pandemia e guerra, di normale pare non avere nulla. E’ importante perciò riappropriarci di consuetudini che ci riportino a relazioni più dirette, più vere, più semplici, come ci insegnano il lavoro agricolo e la campagna”.