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Le oche devastano le colture nel Basso ferrarese

Molta rabbia di fronte all’impossibilità di intervenire e anche un primo esposto contro ignoti per segnalare i gravi danni alle colture. È questa, in sostanza, la situazione che stanno vivendo gli agricoltori del Basso Ferrarese, in particolare nelle zone di Portomaggiore a ridosso del Parco del Delta del Po, per la popolazione di oche ormai fuori controllo.

Cia-Agricoltori Italiani Ferrara sta raccogliendo le segnalazioni dei produttori che vedono i campi invasi dall’ennesima specie che si moltiplica velocemente e indisturbata, andando a colpire soprattutto i seminativi: grano, orzo e, con l’approssimarsi delle semine primaverili, anche mais e soia. Una situazione che nemmeno i dissuasori, come palloni e cannoni, riescono a risolvere come spiega Gianfranco Tomasoni, membro di giunta di Cia Ferrara.

“Due anni fa, per risolvere il gravissimo problema delle nutrie avevo lanciato una provocazione: importare i loro antagonisti naturali, cioè i coccodrilli, per liberarci finalmente del problema. Ma credo che per risolvere il dilagare incontrollato delle oche che fanno razzia nelle campagne ferraresi non basterebbero nemmeno le aquile o i draghi de “Il Trono di Spade”. Posso sembrare ancora una volta troppo provocatorio – continua Tomasoni –  ma voglio anticipare subito gli ambientalisti: noi agricoltori siamo consapevoli di lavorare a ridosso o all’interno di un ambiente protetto come quello del Parco, anche noi amiamo gli animali e vogliamo proteggerli. Ma questo non può, e ripeto, non può più avvenire a discapito degli agricoltori, del diritto di proteggere il nostro lavoro, il reddito e di mantenere le nostre famiglie. La Regione ha stanziato dei contributi per i dissuasori finalizzati ad allontanare gli animali dai fondi ma, anche lasciando da parte il fatto che l’esiguo contributo non copre le spese per chi ha molti ettari, tutti sanno che sono strumenti deperibili e inefficaci. I palloni al primo accenno di vento forte subiscono danni e vanno sostituiti, naturalmente a nostre spese, e i cannoni sono diventati uno dei luoghi preferiti per la sosta degli uccelli che, essendo intelligenti, si abituano al rumore e non sono per nulla “dissuasi” dal pasteggiare nei nostri campi. Siamo talmente esasperati che qualcuno, e credo sarà il primo di una lunga lista, ha già fatto un esposto alle forze dell’ordine contro ignoti. E gli ignoti sono coloro che continuano a voltarsi dall’altra parte, anteponendo un ambientalismo ormai stereotipato e privo di logica alle necessità concrete, legittime e ragionevoli di un’intera area rurale. Provocando, peraltro, danni a quell’ambiente – penso ai gravi danni idrogeologici provocati dalle nutrie – che tanto vogliono proteggere. Inoltre c’è anche un problema burocratico: se faccio prevenzione con i palloni e questi volano via al primo colpo di vento non ricevo indennizzi, perché magari chi ha la competenza di verificare i danni alle colture sostiene che non ho fatto bene la prevenzione. Dunque oltre al danno, la beffa: siamo legati a sistemi inefficaci che da un lato non proteggono i nostri campi e dall’altro sono un ostacolo per i ristori.

Chiedo allora alle istituzioni, a nome dei produttori di Cia Ferrara, cosa vogliamo fare?

Se continueranno tutti a guardare dall’altra parte – conclude Tomasoni – lasciandoci in balia degli eventi, saremo costretti a intraprendere una vera e propria “Class action” per il nostro diritto a produrre cibo. Non vorremmo arrivare a tanto, ma credo che la ragione sia chiaramente dalla nostra parte, di chi vuole produrre nel rispetto dell’ambiente e non può più tollerare di essere succube di scelte ambientali scellerate”.

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