EMILIA ROMAGNA

COMUNICATI STAMPA

Legge 194 e proposta del Senatore Gasparri: Donne in Campo, Agia e Anp Emilia Romagna a sostegno di una scelta consapevole

legge 194

BOLOGNA – Gli ultimi mesi di quest’anno sono stati caratterizzati da veri e propri attacchi ad un diritto, quello all’aborto, che sembrava essere oramai acquisito e come tale non più questionabile. Le parole sono delle tre Associazioni Regionali della Cia, Donne in Campo, Anp e Agia.

“Menzioniamo, tra tanti – dicono le donne, i pensionati e i giovani agricoltori -, la proposta di legge depositata dal Senatore Maurizio Gasparri il 13 ottobre scorso che intende modificare l’articolo 1 del Codice civile per riconoscere capacità giuridica, ossia la capacità di un soggetto a essere titolare di diritti e doveri, all’embrione fin dal concepimento, piuttosto che, come oggi, dal momento della nascita.
Il contenuto del diritto all’aborto è fortemente influenzato dal tipo di ideologia che viene fatta propria da una data società, che potrà quindi renderlo più tortuoso, negarlo o consentirlo e di conseguenza facilitarne l’accesso il più possibile”.

In Italia, ricordando un po’ la storia, negli anni del fascismo, il codice Rocco qualificava come reato l’aborto, in quanto attentato ‘contro l’integrità e la salute della stirpe’. Il corpo della donna era, quindi, ’cosa pubblica’ poiché, attraverso il suo ruolo di genitrice, contribuiva alla proliferazione della nazione. Bisognerà aspettare la seconda ondata dei movimenti femministi e il 1978 per ottenere una legge, la 194 del 22 maggio, affinché fosse legalizzata l’interruzione volontaria di gravidanza. “Si trattò – mettono ancora in rilievo le associazioni -, di un’importante conquista per la salute sessuale e riproduttiva delle donne in Italia, frutto di un cambiamento culturale e sociale che demandava l’autodeterminazione delle donne e l’affermazione dei loro diritti nella società”.

L’Associazione Donne in Campo, insieme alle Associazioni Agia e Anp Emilia Romagna, sostiene la scelta consapevole delle donne che scelgono la maternità anche attraverso i servizi all’infanzia, alla famiglia, ai disabili, alle persone anziane, alle donne single che decidono di avere figli. Ancora una volta nel mirino sono i diritti delle donne e sono sminuite le conquiste a partire dal risultato del referendum del 1981.

“Il ddl sull’aborto, però – continuano -, non è l’unico disegno di legge presentato. In meno di una settimana dall’avvio della legislatura, infatti, sono state depositate a Montecitorio oltre 300 proposte e circa 200 al Senato. I temi principali sono, appunto, aborto, maternità e natalità. Sempre a firma Gasparri, inoltre, c’è il testo sull’introduzione del reato di maternità surrogata e l’introduzione della “Giornata della vita nascente”.

Questo passo indietro sulla 194 rischia di incentivare l’aborto clandestino, come avviene in Paesi dove l’aborto non è legalizzato. Non è poi chiaro che cosa intenda fare il nuovo Governo, quando il presidente del Consiglio Meloni, cita “la piena applicazione della legge 194 a partire dalla prevenzione”, visto che, secondo gli esperti, la prevenzione delle gravidanze indesiderate si fa principalmente con l’educazione sessuale nelle scuole, insegnamento che in Italia non è obbligatorio”. I dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità confermano che è uno degli strumenti più efficaci per ridurre l’incidenza di gravidanze precoci e indesiderate, di aborti, ma anche di infezioni sessualmente trasmissibili o episodi di abusi e di discriminazioni legate all’orientamento sessuale.

“Un altro strumento di prevenzione – proseguono Donne in Campo, Anp e Agia – consiste nel rendere accessibili, gratuiti o comunque meno costosi, i contraccettivi. A entrambe le questioni, però, né Meloni né il suo Governo nei diversi ministeri competenti ne fanno riferimento.
Fermo restando che il diritto all’aborto è considerato un diritto umano, il corpo delle donne è sempre stato oggetto di intromissioni e controllo da parte della società, o almeno di un certo tipo di società, che possiamo definire come patriarcale, in termini sociologici.

Le ingerenze nella vita sessuale e la sfera riproduttiva ne sono un esempio, un contesto in cui le stesse donne sono anche chiamate a dover agire in via preventiva, cercando di evitare gravidanze indesiderate.
Qualora ciò dovesse succedere, in virtù di talune ideologie che vogliono le donne incatenate ad un certo ruolo di genere, la questione diventa di interesse pubblico proprio per vincolare a certe aspettative, limitando lo spazio di autonomia e libertà di scelta ed autodeterminazione di cui le donne sono titolari. Sono passati 42 anni da quando è stata adottata la 194. Si tratta di un una legge che ha rappresentato un punto di arrivo per il femminismo in Italia, ma anche un punto di partenza per altre conquiste.

Ancora oggi bisogna parlare di diritto all’aborto e rimanere in allerta in vista di ingerenze e limitazioni della libera autodeterminazione delle donne.
Finché l’obiezione di coscienza da parte del personale sanitario sarà ancora così diffusa e tale da impedire un effettivo godimento di un diritto umano fondamentale, finché non si porranno le basi per un più esteso accesso all’aborto farmacologico, finché verrà lasciato spazio a vecchie posizioni oltranziste, nostalgiche di visioni oramai datate, bisognerà continuare a lottare.

Chiediamo da tempo e ribadiamo oggi l’urgenza di azioni di sostegno e che gli ostacoli materiali alla “maternità per scelta” vadano rimossi, con interventi strutturali: non attraverso bonus, incentivi o iniziative di movimenti antiabortisti che intervengono nelle decisioni delle donne, ma attraverso una riforma del lavoro che combatta il precariato, attraverso l’eliminazione delle discriminazioni sul lavoro, il sostegno all’occupazione femminile, congedi ben remunerati e paritari, attraverso il sostegno alla parità di genere non solo nel mercato del lavoro ma anche in famiglia.

I dati mostrano, infatti, che il tasso di fertilità è più alto dove sono maggiori il tasso di occupazione femminile e l’uguaglianza di genere: occorre rilanciare e rafforzare la rete dei Consultori Familiari, l’introduzione dei Medici Pediatri anche nelle aree rurali, spiegano l’Associazione Donne in Campo, Agia e Anp che svolgono una funzione importante a favore delle donne, dei giovani e dei pensionati per sostenere la Maternità e la Famiglia”.

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