“Maltempo, pronti a chiedere lo stato di calamità”
“I nostri peggiori timori si sono verificati: neve, forte vento e basse temperature stanno flagellando l’agricoltura reggiana. Quando finirà l’ondata di maltempo verificheremo sui campi la precisa entità dei danni e valuteremo con attenzione, insieme ai nostri tecnici e associati, se chiedere lo stato di calamità”. Lo annuncia Antenore Cervi, presidente Cia di Reggio, dopo la perturbazione polare che ha investito nelle scorse ore il nostro territorio portando indietro la lancetta delle stagioni.
“Siamo dinnanzi a una situazione eccezionale che, ancora una volta, dimostra come i cambiamenti climatici siano una realtà concreta con la quale dobbiamo fare i conti – sottolinea Cervi -. E, in questo momento, i conti più salati li sta pagando l’agricoltura. Dalla prima collina alla montagna, i fiocchi di neve sono infatti caduti sui vitigni e rischiano di compromettere l’annata. Ma non è tutto. Oltre alla forte preoccupazione per la neve caduta, c’è molta apprensione anche per le prossime notti quando le temperature saranno vicine allo zero: le gelate sarebbero il colpo di grazia. Numerosi agricoltori ci hanno già comunicato di voler contattare già da domani l’assicurazione per chiedere i danni. Ma potrebbe non bastare. Per questo stiamo pensando allo stato di calamità: nei prossimi giorni, quando il quadro della difficile situazione sarà pienamente delineato, prenderemo la decisione finale. Al momento, l’ipotesi è concreta”.
Ma il maltempo non ha portato solo la neve. In pianura, pioggia battente e vento molto forte, oltre a far cadere rami e alberi, “hanno allettato le coltivazioni di frumento e orzo. Una situazione, anche questa, che rischia di incidere molto negativamente sulla produzione”.
Cervi ci tiene a ringraziare tutti gli agricoltori che in queste ore “sono in prima fila per aiutare a tenere pulite le strade e segnalare le situazioni a rischio idrogeologico. Questo conferma come l’attività agricola, oltre al fondamentale ruolo di produzione alimentare, abbia anche quello di governo del territorio”.
Il presidente Cia ricorda infine che la siccità autunnale aveva già inciso molto negativamente su decine di ettari di lambrusco “che non hanno praticamente germogliato, benché la stagione sia già avanzata. Alcuni vigneti sono addirittura collassati, con perdite economiche molto ingenti. Il fenomeno è stato osservato anche in alcune varietà di pere”. I tecnici ipotizzano che la scarsa umidità del terreno non abbia permesso alle gemme di giungere a maturazione, tant’è che il fenomeno tipico del ‘pianto della vite’ in alcune zone non è avvento, proprio a causa della marcata siccità. È mancata anche la nebbia, e tipico microclima padano che favorisce l’idratazione delle piante. In Trentino chiamo queste situazioni da inverno da ‘gelo secco’ cioè particolari condizioni di siccità che determinano fenomeni di forte stress per le piante. Stress che può portare al collasso delle coltivazioni, come in alcuni casi è appunto successo.