Post-it sulla ‘pensione di cittadinanza’
Del presidente CIA – Agricoltori Italiani Dino Scanavino
Siamo molto preoccupati per il possibile effetto di alcune misure sulle pensioni minime agricole e sulla platea dei destinatari di quota 100.
La pensione di cittadinanza parrebbe escludere i pensionati agricoltori, molti dei quali percepiscono un trattamento minimo di appena 513 euro, garantendo, invece, a coloro che non hanno versato contributi, assegni di importi superiori. Chi ha lavorato una vita in agricoltura, rimarrebbe con una pensione ben al di sotto della soglia indicata dalla Carta sociale europea ovvero 650 euro
al mese.
A questa penalizzazione, si sommerebbe l’impossibilità per gli agricoltori ad andare in pensione a 63 anni di età con 36 anni di contributi, perché anche con questo decreto l’agricoltura non verrebbe riconosciuta tra i lavori gravosi e usuranti.
Mantenere le pensioni basse in agricoltura impedisce oggi il ricambio generazione e favorisce lo spopolamento delle aree interne. Per questo, in attesa della pubblicazione del testo ufficiale, auspichiamo che in sede parlamentare vengano apportati i dovuti correttivi al provvedimento legislativo e confidiamo in un intervento del Ministro Gian Marco Centinaio, attento alle problematiche del settore.