Al centro delle riflessioni dell’incontro il catasto frutticolo, quale strumento indispensabile di programmazione per il comparto e di indirizzo politico. Tutti concordi nel ritenere che questo strumento debba essere disponibile nel più breve tempo possibile, che debba essere snello e che non pesi a livello burocratico. Un catasto dinamico, aggiornabile tutti gli anni e non solo, che dia in modo efficiente delle proiezioni e che si possa estendere a livello europeo.
“Molti dati sono già in nostro possesso nel circuito delle OP, nelle organizzazioni professionali tramite il fascicolo aziendale o nel settore della cooperazione. “C’è, però, una parte consistente di frutta che non viene rilevata. Ecco allora che ci ritroviamo ad avere inattesi raccolti abbondanti e il mercato s’intasa del prodotto che credevamo non ci fosse”. Lo ha detto Antonio Dosi, coordinatore nazionale del Gruppo di interesse ortofrutticolo di Cia – Agricoltori Italiani, nel corso del convegno “Catasto frutticolo, tra programmazione e aggregazione”, promosso da Cia – Agricoltori Italiani dell’Emilia Romagna, svoltosi al Macfrut a Rimini Fiera il 9 maggio, moderato dalla giornalista Raffaella Quadretti.
“Non credo che l’introduzione del catasto possa essere risolutivo della crisi di alcuni comparti – ha spiegato Dosi – ma è uno strumento importante che potrà fungere da stimolo per intraprendere un ragionamento più ampio in termini di aggregazione, strutturale e commerciale, oltre che di valorizzazione dei prodotti”.
Al convegno sono intervenuti Simona Caselli, assessore all’agricoltura della Regione Emilia-Romagna; Mirco Zanotti, presidente Apofruit; Davide Vernocchi, presidente di Apo Conerpo; Elisa Macchi, direttore di Cso Italy; Nazario Battelli, presidente Oi Ortofrutta Italia.
“L’introduzione del catasto è condizione necessaria, ma non sufficiente, perché bisogna tenere conto di come verranno gestiti i dati una volta raccolti e messi a sistema”, ha dichiarato Simona Caselli, assessora regionale all’agricoltura della Regione Emilia-Romagna. “La vera sfida tuttavia sarà relativa al reperimento delle informazioni: eccezion fatta per le aziende organizzate in OP, temo sarà molto difficile ottenere i dati in maniera precisa e completa, in modo da avere una fotografia reale della situazione”.
Zanotti e Vernocchi hanno ribadito che il catasto deve essere esteso a tutto il territorio europeo e hanno messo in evidenza l’importanza di avere lo stesso strumento a disposizione su scala internazionale. Battelli ha sottolineato come l’introduzione del catasto possa essere utile anche per valorizzare le caratteristiche delle diverse varietà in base alla stagionalità.
Dal canto suo Elisa Macchi, direttore di Cso Italy, ha ricordato che dal 1998 il Centro raccoglie dati dei propri soci per definire situazioni aggiornate e per sapere cosa si produce.
Nelle conclusioni Stefano Francia, presidente Agia- Cia nazionale, ha affermato: “Il decreto sul catasto è fondamentale non solo a livello nazionale ma anche europeo; serve sapere nel dettaglio epoca di maturazione e varietà per ogni Paese produttore. Senza riferimenti, in questi anni sono state prese decisioni sbagliate come dimostrano i recenti espianti della Spagna, che però ha ormai affossato comparti un tempo fondamentali per l’Italia, in primis quello di pesche e nettarine. Fare un calendario delle produzioni più veritiero possibile rispetto ai consumi è strategico”. Stefano Francia ha sottolineato altresì l’auspicio di una programmazione di tutte le produzioni mediterranee, e ha sottolineato il fatto che il Mipaaft ha dedicato scarse risorse ai protocolli fitosanitari, mentre altri Paesi, come la Francia, hanno investito su questo tema”.